Venmo spiegato: guida completa per italiani curiosi

Se guardi serie TV americane o leggi romanzi, prima o poi avrai letto la frase: "pagami con Venmo" Ma cos'è? Come funziona?

22 giorni fa   •   12 min lettura

Di Roberto Bonfà
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Venmo spiegato (da italiano che legge romanzi e guarda serie TV made in USA)

Se anche tu guardi serie TV americane o leggi romanzi di autori come Michael Connelly, prima o poi ti capiterà la frase di rito:

“Fammi un Venmo.”
“Venmo me.”

Per loro (statunitensi) è normalissimo. Per me, da italiano, la prima volta è stato: “Scusa, fai cosa?”

Visto che in Europa Venmo non esiste proprio, mi sono incuriosito e ho iniziato a fare ricerche per capire cosa sia davvero, come funziona, perché è così diffuso negli Stati Uniti e, soprattutto, se abbia senso preoccuparsene in vista di un viaggio là.

In questo post metto in fila tutto quello che ho “scoperto”: cos’è Venmo, dove è disponibile, quali requisiti occorrono, quante commissioni applica, come entra in gioco il fisco USA e quanto è realmente diffuso, con una sezione finale di Q&A con le domande più tipiche (che io stesso mi sono posto).


Che cos’è Venmo, in parole semplici

Venmo è un’app di pagamenti digitali che negli USA usano per:

  • pagarsi a vicenda tra persone (amici, colleghi, coinquilini);
  • dividere spese come cene, affitti, bollette, taxi, biglietti;
  • pagare piccoli esercenti o professionisti (dal dog-sitter al musicista, fino ad alcuni avvocati).

La differenza rispetto a un bonifico tradizionale è la componente social:

  • ogni pagamento ha una nota (testo, emoji, battuta, riferimento interno);
  • per impostazione predefinita queste info finiscono in un feed in stile social, visibile ai contatti (o anche pubblico, se non si cambia nulla).

In pratica, Venmo è mezzo sistema di pagamento e mezzo social network "dei soldi".
A livello tecnico:

  • si usa quasi esclusivamente da app mobile (iOS o Android);
  • il sito web serve principalmente per consultare lo storico, non per pagare.

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Dove funziona Venmo (e perché da noi no)

Qui arriva la parte meno romantica: Venmo è praticamente “USA only”.

È pensato per chi:

  • vive negli Stati Uniti;
  • ha un numero di telefono USA;
  • usa l’app fisicamente sul suolo americano (fuori dagli USA spesso si viene limitati o bloccati, anche con l'utilizzo di VPN).

Fuori dagli Stati Uniti (e da pochi territori collegati), non ci si può registrare né usare Venmo in modo normale.
In Europa, e quindi in Italia, Venmo non esiste proprio come servizio consumer.

Perché Venmo non arriva in Europa?

Le ragioni sono un mix di fattori tecnici, normativi e strategici.

1. È cucito addosso all’infrastruttura USA

Venmo è costruito attorno a:

  • conti correnti statunitensi;
  • trasferimenti bancari via rete ACH[1];
  • identificazione tramite codici fiscali americani come SSN[2], ITIN[3] ed EIN[4].

Portare “così com’è” questo modello in UE vorrebbe dire:

  • rifare tutte le integrazioni con i sistemi di pagamento europei;
  • ottenere licenze paese per paese;
  • reinventare tutta la parte di verifica identità secondo le regole europee.

2. Normative europee molto più dure

In Europa ci sono:

  • la direttiva PSD2 per i pagamenti;
  • normative anti-riciclaggio molto rigide;
  • GDPR per la privacy;
  • regolamenti nazionali aggiuntivi.

PayPal da noi è già autorizzata e presente. Dal loro (aziendale, di PayPal) punto di vista è molto più sensato rafforzare PayPal e altri prodotti locali, piuttosto che clonare Venmo per l’UE.

3. Il mercato è già pieno di alternative

Noi abbiamo già:

  • Revolut, N26, Wise, ecc. per pagamenti e P2P;
  • soluzioni locali (tipo Satispay in Italia);
  • bonifici istantanei SEPA;
  • carte contactless praticamente ovunque o, comunque, in espansione (fortunatamente).

In termini di funzionalità, Venmo non porta nulla di totalmente nuovo rispetto al mix di strumenti che uso e usiamo già ogni giorno.

4. Direzione politica: spinta su strumenti “made in EU”

In parallelo, l’UE sta lavorando sul progetto del digital euro[5], cioè una versione digitale dell’euro emessa dalla BCE, proprio nell’ottica di avere infrastrutture di pagamento sempre più “nostre”.

Dentro questo scenario, clonare Venmo in Europa non è esattamente una priorità (e non credo avverrà).


Requisiti per aprire Venmo (se fossi un americano)

Io, da italiano/europeo, non rientro minimamente nei requisiti. Ma, per capire, in teoria serve:

  • almeno 18 anni;
  • residenza negli Stati Uniti (un indirizzo vero, non inventato);
  • numero di cellulare USA:
    • capace di ricevere SMS da short code,
    • non VoIP,
    • non già usato da un altro utente Venmo;
  • presenza fisica negli USA per usare l’app in modo continuativo;
  • smartphone con una versione recente di iOS o Android.

Per sbloccare funzioni extra (limiti più alti, profili business, carte Venmo, ecc.) serve anche un identificativo fiscale USA:

Riassunto brutale: per un turista europeo che va due/tre/quattro/più settimane negli Stati Uniti, Venmo non è pensato, né (facilmente) ottenibile.


Come si usa Venmo: scenari reali

Pagamenti tra persone

La scena tipica:

  1. Cena tra amici.
  2. Uno paga il conto con la sua carta.
  3. Tutti gli altri: “No worries, I’ll Venmo you”.

Dal punto di vista pratico:

  • apro Venmo;
  • tocco Pay / Request;
  • cerco la persona per:
    • username Venmo,
    • email,
    • numero di telefono,
    • oppure scannerizzo il suo QR;
  • inserisco l’importo;
  • scrivo una nota (spesso più una battuta che una descrizione seria);
  • scelgo se pagare o richiedere.

Il risultato:

  • i soldi si spostano in pochi secondi;
  • nel feed appare un post del tipo “Pizza 🍕 + birra 🍺”.

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Pagare negozi, ristoranti e servizi

Sempre più esercizi commerciali negli USA accettano Venmo:

  • bar, ristoranti, negozi;
  • catene di retail;
  • servizi di delivery;
  • app di trasporto (Uber, Lyft, ecc.).

Le modalità più comuni:

  • QR code alla cassa
    Il negozio espone un QR Venmo/PayPal, io lo scansiono con l’app e autorizzo il pagamento.

  • Integrazione con PayPal
    Online scelgo “Paga con PayPal” e, in alcuni casi, posso usare Venmo come fonte di fondi invece del saldo PayPal.

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Venmo Debit Card e Venmo Credit Card

Venmo offre anche due carte fisiche:

  • Venmo Debit Card

    • è una Mastercard di debito;
    • usa il saldo del mio account Venmo;
    • funziona ovunque Mastercard sia accettata negli USA.
  • Venmo Credit Card

    • è una carta di credito Visa a tutti gli effetti;
    • si usa come una normale Carta Visa in giro per il mondo;
    • per ottenerla servono requisiti di credito USA e il SSN.

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Come collego e “alimento” Venmo

Per poter pagare con Venmo devo collegare almeno una fonte di soldi:

  • conto corrente USA (collegato via ACH[1:1]);
  • carta di debito USA;
  • carta prepagata (debit) USA;
  • carta di credito (idealmente emessa in USA).

Quando ricevo soldi, posso:

  • lasciarli nel saldo Venmo, e usarli per altri pagamenti;
  • trasferirli su conto corrente o carta collegata, in due modalità:
    • standard (lenta ma di solito gratuita),
    • istantanea (veloce ma a pagamento).

Una carta prepagata italiana o europea, ai fini Venmo, non esiste:
agli occhi del sistema non è una carta “US-based” e di solito viene rifiutata o molto limitata.


Commissioni: cosa costa usare Venmo

Pagamenti tra amici/familiari

Se mando soldi a un amico o parente, e il pagamento è “personale” (non etichettato come acquisto di beni/servizi), le regole sono:

SE uso:

  • saldo Venmo,
  • conto bancario USA,
  • carta di debito o prepagata USA,

commissione 0% (gratis per me e per chi riceve);

SE uso carta di credito,

➠ di solito pago circa il 3% di commissione sull’importo che sto inviando.

È un po’ l’equivalente del “Pagamenti tra amici e familiari” di PayPal: comodo, veloce, gratis… finché non entra in gioco la carta di credito.

Pagamenti a negozi, ristoranti e professionisti

Se pago un esercente, un locale o un professionista (profilo business Venmo, oppure pagamento marcato come “Goods & Services”):

  • io, come cliente, vedo solo il prezzo del bene/servizio;
  • chi incassa paga una fee a Venmo, tipicamente:
    • circa 1,9% + 0,10 $ per transazione standard;
    • circa 2,29% + 0,10 $ per pagamenti “Tap to Pay” direttamente da smartphone.

Dal punto di vista dell’esercente Venmo è alla fine un “processore di pagamenti” come Stripe, Square, PayPal, ecc.:

  • facile da attivare;
  • commissioni per incasso su ogni pagamento.

Trasferimenti dal saldo Venmo al conto

Quando voglio spostare soldi dal saldo Venmo al mio conto:

  • trasferimento standard (1–3 giorni lavorativi) ➠ in genere gratuito;
  • trasferimento istantaneo ➠ commissione percentuale (per esempio ~1,75%, con un minimo e un tetto massimo).

Venmo, avvocati & co.: uso professionale

Nei romanzi di Connelly mi ha colpito leggere di avvocati che accettano Venmo.
Non è solo fiction: succede davvero.

Sempre più professionisti statunitensi (avvocati compresi):

  • accettano Venmo per parcelle, acconti, consulti rapidi;
  • lo usano perché è comodo sia per loro sia per il cliente.

Gli ordini forensi dei vari Stati USA hanno pubblicato pareri etici su questo tema:

  • , un avvocato può farsi pagare su Venmo;
  • ma deve:
    • curare la riservatezza: niente dettagli di casi e nomi sensibili in note pubbliche;
    • rispettare le regole sui conti fiduciari dei clienti (client trust accounts), tenendo i fondi dei clienti separati da quelli dello studio.

Sul piano economico:

  • anche il professionista paga le solite commissioni Venmo;
  • gli importi incassati tramite Venmo vanno inseriti nella contabilità e dichiarati al fisco USA come qualsiasi altro reddito.

Venmo e fisco USA: 1099-K, tasse e trattenute

Importante distinguere:

  • le commissioni Venmo sono il costo del servizio;
  • la tassazione è tutta un’altra storia.

Quando i soldi diventano reddito

Se ricevo denaro su Venmo per:

  • vendere un bene,
  • offrire un servizio (professionista, freelance, ecc.),

agli occhi del fisco USA sono reddito imponibile. Punto.
Che i soldi stiano sul saldo Venmo o li sposti sul conto bancario è irrilevante: vanno comunque dichiarati.

Cos’è il 1099-K

Negli Stati Uniti esiste il Form 1099-K[6]:

  • è un documento che i processori di pagamento (Venmo, PayPal, Stripe, ecc.) inviano sia al contribuente sia all’IRS;
  • riepiloga i pagamenti ricevuti per beni/servizi tramite quella piattaforma.

Le soglie attuali (che negli ultimi anni hanno fatto avanti-indietro) sono, semplificando:

  • più di 20.000 $ nell’anno, e
  • più di 200 transazioni di beni/servizi sulla stessa piattaforma.

Se supero entrambe le soglie, Venmo (o chi per lei) deve produrre un 1099-K a mio nome e comunicarlo all’IRS[7].

Backup withholding

Se chi riceve:

  • non fornisce un codice fiscale valido (SSN, ITIN, EIN),
  • o risulta non in regola su alcuni aspetti fiscali,

Venmo può essere obbligata a fare backup withholding[8]:

  • trattiene il 24% di certi pagamenti;
  • li versa direttamente all’IRS come acconto sulle imposte.

In pratica:

  • Venmo non calcola le tasse al posto dell’utente;
  • però dialoga con il fisco e, in casi particolari, blocca e gira una parte dei soldi come ritenuta.

Quanto è diffuso Venmo negli Stati Uniti?

Qui volevo capire se Venmo fosse solo un “gimmick da serie TV” o qualcosa di davvero usato.

I numeri dicono che è molto usato, soprattutto tra giovani e giovani adulti:

  • si parla di decine di milioni di utenti attivi (ordine di grandezza ~90–100 milioni);
  • rapportando questo alla popolazione adulta USA, si arriva all’incirca a 1 adulto su 3 con un account Venmo.

In più:

  • oltre l’80% degli americani conosce il nome Venmo;
  • una parte consistente lo usa regolarmente.

La base utenti è composta in larga parte da:

  • Gen Z e Millennials;
  • persone che vivono in contesti urbani o suburbani;
  • persone abituate a gestire tutto dallo smartphone.

Nel quadro generale dei pagamenti P2P USA:

  • Zelle[9] è fortissima perché integrata direttamente nelle app delle banche;
  • Cash App[10] ha un’enorme diffusione in altre fasce di utenza (con funzioni aggiuntive come investimenti e Bitcoin);
  • Venmo è quella con la connotazione più “social” e pop.

Nel complesso, negli USA oltre metà della popolazione usa regolarmente almeno una app P2P per i pagamenti tra persone, e Venmo è uno dei grossi tre player.


La mia “mappa mentale” da europeo

Per me la traduzione culturale è questa:

  • Venmo negli USA gioca un ruolo simile a quello che, da noi, fanno combinati:
    • Revolut (pagamenti istantanei tra utenti + carta),
    • PayPal (pagamenti online e tra persone),
    • Satispay (pagamenti via QR nei negozi e micropagamenti).

Se un giorno PayPal acquisisse Satispay e integrasse tutto alla perfezione, in Europa ci ritroveremmo con qualcosa di molto simile al binomio PayPal + Venmo che loro hanno negli Stati Uniti:

  • PayPal per gli acquisti online e i pagamenti “più formali”;
  • l’app “tipo Venmo/Satispay” per le spese tra amici e i pagamenti al volo in negozio.

Ha senso Venmo per me, che vivo in Italia e vorrei andare in USA in viaggio?

Risposta onesta: no, non ha senso perderci tempo.

Perché:

  • non ho un numero di telefono USA;
  • non ho residenza USA, né SSN/ITIN;
  • se inizio a giocare con VPN, numeri virtuali, indirizzi inventati:
    • vado contro i Termini di servizio,
    • rischio blocchi dell’account,
    • posso trovarmi soldi congelati in attesa di verifiche.

Per un viaggio negli Stati Uniti mi basta e avanza:

  • Revolut/Wise per pagare in dollari con cambio decente;
  • carte di credito/debito italiane (Visa/Mastercard), che lì accettano ovunque;
  • PayPal per qualche acquisto online su siti e servizi USA.

Per capire cosa succede nelle serie TV mi basta sapere cosa sia Venmo.
Per pagare realmente durante il viaggio, Venmo non è necessario.


Q&A – Le domande “ovvie” che io stesso mi sono fatto

1. Posso aprire Venmo prima di partire per gli USA, stando in Italia?

In pratica no.

Per aprire un account servono:

  • numero di telefono USA,
  • residenza/indirizzo negli USA,
  • spesso un SSN/ITIN per verifiche e funzioni avanzate.

Anche se trovassi un modo “creativo”, resterei formalmente fuori policy e sempre a rischio blocco.


2. È più sicuro usare Venmo o il conto/banca tradizionale?

Venmo, come app, è tecnicamente sicura (login, crittografia, ecc.), ma non è una banca classica:

  • non ha tutte le garanzie tipiche dei depositi bancari;
  • in caso di sospetto di frode può bloccare facilmente i fondi;
  • nei pagamenti tra privati non offre le stesse tutele di una carta di credito (niente chargeback tradizionale, ecc.).

Per cifre piccole tra amici è perfetto; per tenere l’80% dei propri risparmi lì sopra, io non lo farei.


3. Posso usare Venmo dall’estero con una VPN?

Dal punto di vista tecnico, spesso sì.
Dal punto di vista pratico/legale:

  • violerei i Termini di servizio di Venmo;
  • rischierei blocchi, limitazioni e rogne per recuperare eventuali soldi.

Morale: non vale la pena.


4. Perché un professionista (avvocato, psicologo, ecc.) dovrebbe usare Venmo invece del POS?

Perché:

  • lo attiva in pochi minuti, senza contratti bancari complicati;
  • i clienti giovani sono già abituati a pagare così;
  • le commissioni, per molti, sono paragonabili a quelle del POS o di altri circuiti.

Di contro:

  • bisogna gestire bene privacy e riservatezza;
  • è necessario verificare che l’ordine professionale non imponga regole particolari (soprattutto per avvocati e professioni regolamentate).

5. Venmo è uguale a Zelle o Cash App?

No, ma giocano tutti nello stesso campionato (pagamenti P2P).

  • Zelle[9:1]:

    • è integrato direttamente nelle app delle banche;
    • trasforma il conto corrente in una sorta di “P2P istantaneo”;
    • è molto usato per affitti, trasferimenti tra adulti, ecc.
  • Cash App[10:1]:

    • ha una grossa base utenti in alcuni segmenti di popolazione;
    • integra anche conto, carta, investimenti, Bitcoin;
    • ha un posizionamento diverso, più “fintech allargata”.
  • Venmo:

    • è quella più “social” (feed, emoji, ecc.);
    • culturalmente molto presente nei contesti urbani, universitari e tra giovani professionisti.

6. Non avendo Venmo, mi perdo qualcosa come europeo?

Dal punto di vista pratico, no.

Con:

  • conto bancario europeo + carta,
  • Revolut/Wise per la parte cambio valuta e pagamenti internazionali,
  • PayPal per acquisti online e qualche pagamento tra persone,

posso fare tutto quello che, negli USA, passa per il trio:

  • banca + carta + Venmo (e/o Zelle, Cash App, ecc.).

Quello che mi perdo è solo la soddisfazione di dire “Just Venmo me” al bar.
Direi che posso vivere lo stesso piuttosto serenamente.


  1. ACH (Automated Clearing House) – Rete elettronica statunitense per i trasferimenti bancari interni (stipendi, addebiti automatici, bonifici lenti). È l’infrastruttura “dietro le quinte” di molti spostamenti di soldi da/verso conti USA. ↩︎ ↩︎

  2. SSN (Social Security Number) – Numero di previdenza sociale statunitense, usato come identificatore fiscale e amministrativo. È molto più invasivo del nostro codice fiscale e viene richiesto per lavoro, banca, credito, sanità, ecc. ↩︎ ↩︎

  3. ITIN (Individual Taxpayer Identification Number) – Numero di identificazione fiscale rilasciato dall’IRS a persone che devono presentare dichiarazioni o pagare imposte negli Stati Uniti, ma non hanno diritto ad avere un SSN (ad esempio alcuni stranieri non residenti). ↩︎ ↩︎

  4. EIN (Employer Identification Number) – Numero di identificazione fiscale delle aziende negli Stati Uniti. È l’equivalente della nostra partita IVA/codice fiscale aziendale, usato per rapporti con il fisco e la previdenza. ↩︎ ↩︎

  5. Digital euro – Progetto della Banca Centrale Europea per una versione digitale dell’euro, emessa direttamente dalla BCE, da usare nei pagamenti elettronici al dettaglio. È ancora in fase di studio e sperimentazione. ↩︎

  6. Form 1099-K – Modulo fiscale USA usato dai processori di pagamento (Venmo, PayPal, Stripe, ecc.) per comunicare all’IRS il totale dei pagamenti di beni/servizi ricevuti da un soggetto in un anno, quando superano determinate soglie di importo e numero di transazioni. ↩︎

  7. IRS (Internal Revenue Service) – L’agenzia delle entrate degli Stati Uniti, l’equivalente della nostra Agenzia delle Entrate, responsabile della riscossione delle imposte federali e dei controlli fiscali. ↩︎

  8. Backup withholding – Ritenuta d’acconto forzata (attualmente del 24%) che alcuni pagatori o intermediari devono applicare se il beneficiario non fornisce un codice fiscale valido o non è in regola con alcuni obblighi fiscali. Le somme trattenute vengono versate direttamente all’IRS come anticipo d’imposta. ↩︎

  9. Zelle – Servizio statunitense di pagamenti P2P, integrato nelle app di moltissime banche. Permette di inviare denaro direttamente da un conto corrente all’altro usando solo email o numero di telefono del destinatario. ↩︎ ↩︎

  10. Cash App – App di pagamenti P2P molto diffusa negli USA. Oltre ai pagamenti tra persone, offre conto, carta di debito, acquisto di azioni e Bitcoin, posizionandosi come alternativa a Venmo in diversi segmenti. ↩︎ ↩︎

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