Da oltre vent’anni mi occupo di informatica e, negli ultimi cinque, ho approfondito il mondo della cybersecurity. Questa esperienza - nel mondo IT - mi ha portato a progettare un ambiente domestico avanzato per test, sviluppo e gestione sicura dei dati. Oggi vi racconto la prima parte della mia configurazione, incentrata su un server Unraid basato su un mini PC Asus PN61 i7 8565U con 32GB di RAM DDR4.
Il cuore del sistema: Asus PN61 i7 8565U
Ho scelto questo dispositivo per la sua combinazione unica di compattezza e prestazioni. L'Asus PN61 monta un processore i7 8565U, un chip a 4 core e 8 thread con processore Intel di 8a generazione (datato, ma perfettamente funzionante e, soprattutto, con consumi da fare invidia ad una radiosveglia). La frequenza base è di 1.8 GHz, ma può raggiungere i 4.6 GHz in turbo boost, garantendo un'ottima risposta anche sotto carichi intensi.

La RAM da 32GB DDR4 (espandibile fino a 64GB) è stata scelta per gestire contemporaneamente macchine virtuali, container Docker e servizi di rete senza rallentamenti. La memoria ad alta velocità è cruciale per ambienti virtualizzati, dove la latenza può compromettere l’efficienza delle operazioni.
Il vero punto di forza è la connettività: slot NVMe PCIe e SATA SSD permettono di sfruttare dischi a stato solido e garantire ottime performance. Al momento utilizzo un WD Black SN850X da 4TB come storage principale per i dati critici, ma tornerò su questo aspetto più avanti.
Oltre a questo, non va dimenticato il fatto che, a riposo, il consumo è di soli 6/7w. Con il container "Jellyfin" in esecuzione e in trasmissione (una traccia video), questi sotto sono i consumi...

Unraid: il sistema operativo che ha rivoluzionato il mio storage
Unraid non è un semplice sistema operativo, ma una piattaforma completa per la gestione di storage, virtualizzazione e servizi di rete. A differenza dei tradizionali RAID, Unraid non richiede dischi identici e permette di espandere l’array in qualsiasi momento, aggiungendo unità di capacità diversa.

Funzionalità chiave
- Protezione dati: Un singolo disco di parity protegge l’intero array, permettendo il recupero in caso di guasto.
- Pool separati: Posso creare volumi dedicati per scopi specifici (es. cache, VM, backup).
- Docker e virtualizzazione: L’integrazione nativa con Docker e KVM semplifica la gestione di container e macchine virtuali.
Nella mia configurazione, Unraid è installato su una chiavetta USB dedicata[1], mentre il disco NVMe WD Black ospita le directory appdata
, system
e le macchine virtuali. Questa separazione fisica garantisce che i servizi essenziali rimangano attivi anche se l’array principale è offline.
Unraid funziona da pendrive, non da disco e la licenza è acquistata e applicata alla pendrive, il che significa che si può sostituire il PC scollegando la pendrive e collegandola ad una nuova macchina. ↩︎
Enclosure Terramaster D8 Hybrid: archiviazione di massa intelligente
Per i dati meno critici ma voluminosi, ho optato per un Terramaster D8 Hybrid, un enclosure esterno con 8 bay che supporta dischi SATA, SSD e NVMe. Collegato al Beelink via USB-C 3.2 Gen2, offre una velocità teorica di 10 Gbps, sufficiente per l’archiviazione di massa.

Configurazione interna
- 2 dischi WD Red NAS da 3TB: Specializzati nell’archiviazione di file multimediali (musica e video);
- 1 SSD SATA da 2TB: Utilizzato nell'array, insieme ai due dischi precedenti.
- 1 disco Corsair da 8TB: Funge da disco di parity, proteggendo l’integrità dei dati nell’array.
- Il disco NVME WD Black SN850X da 4TB (all'interno del mini PC);
- Un disco SATA SSD da 2TB sempre collegato direttamente al PN61
In poche parole ho: l'Array principale 8TB + una cache da 2TB + il disco dei dati principali da 4TB e, infine, il disco di parity da 8TB.
Definisco questi contenuti come "dati freddi" perché non richiedono accessi frequenti o latenze ridotte. L’enclosure e il mini PC vengono accesi "on demand", quando necessario, riducendo i consumi energetici e l’usura dei dischi.
Distribuzione dei dati: caldo vs freddo
La filosofia alla base della mia configurazione è la separazione netta tra dati critici e archiviati:
Dati caldi (risiedono sul WD Black NVMe):
- Database per applicazioni (es. Nextcloud, Immich)
- File di configurazione di Docker
- Macchine virtuali (attualmente una VM Windows 11 per test specifici)
Dati freddi (ospitati nel Terramaster D8 Hybrid):
- Libreria multimediale;
- Backup incrementali
- File di progetto non attivi
Questa suddivisione migliora le prestazioni complessive e semplifica la gestione.
Prossimi upgrade
Pur soddisfatto della configurazione attuale, ho pianificato una serie di migliorie per aumentare capacità, sicurezza e prestazioni.
Sostituzione dischi nell’enclosure
- WD Red NAS 3TB → Corsair 8TB: Aumenterò lo spazio per i dati freddi, mantenendo la distinzione tra storage veloce e archivio.
- SSD SATA 2TB → HDD 12TB: Il nuovo disco sarà dedicato esclusivamente alla parity (affiancato all'altro), garantendo protezione per l’array espanso.
- Corsair 8TB (attuale) → HDD 12TB: Altro disco per il parity; in totale due dischi da 12TB per il parity.
Implementazione cache NVMe
- 4 dischi NVMe da 2TB: Configurati in un pool separato, serviranno da cache per le operazioni di scrittura, riducendo l’usura degli HDD e migliorando le prestazioni.
Ridondanza per dati critici
- (aggiunta di) Un secondo WD Black 4TB in RAID 1: Il mirroring tra i due NVMe proteggerà i dati caldi da guasti hardware, con un impatto minimo sulle prestazioni grazie al controller dedicato.
Conclusioni: un equilibrio tra efficienza e sicurezza (e fascino... 🤤)
La scelta di Unraid come base del mio home lab si è rivelata vincente. La flessibilità nel gestire dischi eterogenei, combinata con le prestazioni del PN61, crea un ambiente adattabile a qualsiasi scenario. La separazione tra dati caldi e freddi non è solo una questione di prestazioni, ma anche di sicurezza e risparmio energetico: riduce la superficie di attacco e facilita la compliance con le best practice di cybersecurity, oltre a garantirmi un risparmio energetico non indifferente.
Valutate sempre le vostre esigenze prima di replicare questa configurazione o di crearne una. Ogni elemento è stato selezionato per bilanciare costi, consumi e prestazioni, ma potrebbe non essere ottimale per carichi di lavoro estremamente intensivi. Banalmente, non andrebbe bene se la vostra necessità è quella di avere 30TB sempre disponibili (ad esempio per una maxi-share dove salvare ogni cosa).
Per domande o approfondimenti, non esitate a contattarmi nei commenti. Nel prossimo post parlerò della configurazione di altri due dispositivi che fanno parte del mio laboratorio domestico.